Ieri, 4 novembre, nell’ambito delle iniziative dedicate ai principali “driving sector”, POPAI ha organizzato il convegno “BLURRING THE BOUNDARIES OF COMMERCE” per fornire una panoramica sul canale travel che diventa la nuova opportunità veramente interessante per il retail.
Il convegno si è aperto con il profilo del consumatore del Travel Retail, principalmente riferito al luogo aeroporto: VIAGGIATORE / FREQUENT FLAYER / STRANIERO / BUSINESS / COSMOPOLITA / CON POTERE D’ACQUISTO. Come luoghi del Travel Retail sono stati identificati: STAZIONI / AEROPORTI / PARCHI A TEMA / OUTLET / HOTEL / NAVI / E-COMMERCE. È interessante notare che in questa definizione rientrano anche delle tipologie di luoghi che convenzionalmente si escluderebbero, come gli outlet, e che nei parchi commerciali rientrano anche luoghi particolari come il quadrilatero della moda di Milano.
È stata anche presentata una ricerca svolta in un aeroporto di una capitale europea con interviste a 360 viaggiatori individuando il viaggiatore medio come UOMO / 40 ANNI / 6 VIAGGI ANNO. Solo il 13 % delle persone intervistate transita per vacanza. La ricerca ha individuato 4 cluster tra i viaggiatori: 11% SVOGLIATI: concentrati solo sul loro volo e prediligono l’attesa; 20% CURIOSI: esplorano l’offerta dell’aeroporto e sperimentano bar e ristoranti; 34% AFFAMATI: frequentano esclusivamente bar e ristoranti; 35% GIROVAGHI: vogliono fare shopping. Cosa acquistano in un aeroporto gli intervistati? 41% cibo e bevande; 35% vizi; 30% abbigliamento; 29% profumeria; 28% regalo; 21% accessori. Ma gli intervistati risultano essere non molto contenti del tipo di retail che trovano in posti come questo, soprattutto perché mancano gli stimoli unici e introvabili in altre realtà che rimangono più tradizionali… si nota quindi che non ci sono sforzi di personalizzazione. La previsione per il 2030 è di arrivare a 270 milioni di passeggeri negli scali italiani, un raddoppio dovuto ad ampliamenti e strutture nuove.
Nella seconda parte, si sono approfonditi aspetti come la differenza tra i viaggiatori occasionali e i pendolari (abituali e da fidelizzare) e la possibilità di sfruttare ulteriore business negli stessi spazi per prodotti o marchi stagionali inseriti in un ottica di temporary store. Emerge inoltre, una differenza tra utente di vettori tradizionali e utente delle compagnie low cost frequentato quest’ultimo da utenti più giovani, più donne e per il 15% anche da businessman.
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