Per effetto della crisi, la maggior parte dei Retailers ha attivato come misura la contrazione dell’attività di sviluppo per concentrarsi ad aumentare la capacità produttiva della catena. È questa l’EXIT STRATEGY?

lunedì 19 ottobre 2009

SIAMO POVERI O NO? UN VIAGGIO NEI DATI DELL’ISAE SULLA “POVERTÀ SOGGETTIVA”

L’ISAE pubblica in luglio i risultati dell’intervista ad un campione di 24.000 persone ogni anno per monitorare il livello di povertà soggettiva. Sono “soggettivamente poveri” quegli individui il cui reddito familiare è inferiore a quello da loro ritenuto adeguato, ovvero necessario per condurre un’esistenza “senza lussi, ma senza privarsi del necessario”. Questo concetto risulta sempre differente rispetto alla “povertà oggettiva” (2007: €.986 per una coppia; fonte ISTAT) cioè la mancanza di risorse rispetto ad una soglia predefinita.
Negli ultimi 12 mesi la soglia della povertà soggettiva è circa €.1.300 per un single, €.1.750 per una coppia. Valori crescenti per famiglie numerose fino a €.2.600, ritenuti necessari per 5 o + componenti per un’esistenza dignitosa.
Nell'ultimo periodo di rilevazione, si è rafforzata una tendenza al ribasso (trend iniziato tre anni fa, quando la soglia ha toccato un picco di oltre 2.100 euro in media) e, forse anche per effetto della crisi economica, sembra che i consumatori abbiano rivisto ulteriormente verso il basso le proprie valutazioni su quale debba essere ritenuto uno standard di vita "dignitoso". Il valore della soglia dipende anche dalle risorse effettivamente possedute e dall'area di residenza, risultando crescente all'aumentare del reddito e maggiore al Centro-Nord.
La diffusione di famiglie che considerano inadeguato il proprio reddito (incidenza povertà soggettiva), si riduce sensibilmente negli ultimi dodici mesi, al 66% circa, dopo il calo già rilevante registrato nel periodo precedente. In definitiva, negli ultimi due anni si è verificata una netta inversione di tendenza, dovuta dapprima ad una crescita del reddito effettivo e quindi, alla diminuzione dell'ammontare ritenuto necessario. L'incidenza è ritornata così a valori inferiori a quelli di quattro anni or sono.
Il ridimensionamento della povertà soggettiva è omogeneo per tutti i gruppi nei quali si è disaggregato il campione. Tuttavia, permane una percezione di disagio più diffusa tra le famiglie del Sud e delle Isole, tra i single, tra i nuclei con un reddito familiare più basso, tra coloro che detengono un limitato livello di istruzione e tra quelli che sperimentano una condizione lavorativa o professionale difficile.
Di rilievo anche i dati sulle difficoltà della vita quotidiana di famiglie che dichiarano un reddito inadeguato e di quelle che, invece, si dicono soddisfatte. Il 24% delle famiglie soggettivamente povere incontra difficoltà per l'acquisto di generi alimentari (6%>non poveri), il 15% ha avuto problemi a sostenere le spese per l'abitazione (5% > non poveri), il 33% a pagare le utenze domestiche ed il 23% ad affrontare le spese sanitarie (rispettivamente 10% e l'8% > non povere).
Infine, l'indicatore di fiducia è stato disaggregato tra famiglie soggettivamente povere e non povere. Quelle povere mostrano un livello di fiducia più basso, con un calo per il 2007, ma una ripresa negli ultimi mesi, più marcata: una spiegazione ne sarebbe il rallentamento della dinamica dei prezzi, che rinfranca maggiormente le famiglie più disagiate.

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