Per effetto della crisi, la maggior parte dei Retailers ha attivato come misura la contrazione dell’attività di sviluppo per concentrarsi ad aumentare la capacità produttiva della catena. È questa l’EXIT STRATEGY?
giovedì 17 settembre 2009
CARTA CANTA! SEM “D2D” VOLANTINI, PER RIDURRE GLI SPRECHI
Oltre la metà degli italiani riceve “abbastanza frequentemente” volantini non indirizzati e circa il 40% “legge e conserva” i messaggi più interessanti.
> Innanzitutto si analizza il territorio attraverso banche dati socio-economiche, statistiche, demografiche ma soprattutto si prende in considerazione la concorrenza. > Poi, mediante il Modello S.E.M. (Site Evaluation Model) , si passa ad individuare il bacino di utenza interessato, proprio del PDV, e a suddividerlo per zone, generando più sub-zone, delineate in funzione della distanza dal PDV, della distanza dagli altri players e principalmente dalla reale potenzialità attrattiva che il PDV esercita su quello specifico segmento territoriale (criteri gravitazionali matematico-statistici). > In ultimo, in base agli output gravitazionali elaborati, viene definito il piano di distribuzione volantini per unità territoriale coerente con le reali capacità attrattive del PDV.
Si raggiungono così proprio quelle famiglie su cui il punto vendita è realmente in grado di esercitare attrazione.
L’obiettivo dell’ottimizzazione costo/beneficio viene quindi raggiunto definendo il nr. di copie/volantini da distribuire per ogni evento promo, commisurato, per ogni sub-zona, al nr. di famiglie che concretamente possono essere attratte (copertura ottima). Il piano arriva ad indicare anche i livelli di distribuzione per comune, strada e nr. civico.
SUPERMERCATO: LA STRATEGIA DI QUARTIERE!
Il Supermercato è il formato sul quale si svolge la battaglia più cruenta del mondo della distribuzione alimentare. L’arma è la location! Giusta o sbagliata, è l’elemento che caratterizza maggiormente un supermercato, ormai considerato mera evoluzione dell’antica bottega.
Ma per vincere la guerra devono evolversi anche le armi. Ed ecco che la location non basta più. Qui emerge l’aspetto chiave: focalizzare la destinazione d’uso del negozio in un contesto territoriale ristretto che, di base, contenga le potenzialità necessarie. Molti sono i supermercati diventati solo presidio di servizio, a utilità esclusivamente funzionale. Questo porta inevitabilmente la maggior parte delle catene verso una sostanziale omogeneità di format, dove il meccanismo si basa più sui prodotti in assortimento che su una vera strategia di insegna. L’unico fattore discriminante risulta la location, attenzione a non sbagliarla!
Le catene alimentari si concentrano sugli acquisti, lasciando poco spazio al Marketing e svuotandolo del suo ruolo strategico e organizzativo (studiare il cliente, il territorio, il contesto competitivo, non solo di beni ma anche di servizi, generare innovazione). Ma è giusto occuparsi di vendere ciò che si compra e non di comprare ciò che si vende, anche quando è il consumatore a richiederlo ?
Sono molti gli esempi di catene di supermercati che hanno accettato il compromesso con l’industria, trasformando il format in contenitore di prodotti da vendere alla più alta rotazione possibile. Tendenza, ora, completamente in contrasto con la polarizzazione dei consumi. L’attuale organizzazione, pur in un percorso di emancipazione, ha privilegiato gli interessi più comuni a industria e distribuzione: acquistare prodotti a costi sempre più bassi e a volumi sempre maggiori. Perché non provare a ritornare al marketing cliente? Una volta lo esercitava il “bottegaio” attraverso quelle relazioni dirette con i propri clienti.
4 regole basilari per la giusta strategia di quartiere:
1. Il supermercato che conosce il proprio contesto di mercato > interagisce al meglio con esso.
2. Il supermercato che fa “gestione contestualizzata” > favorisce la relazione con il cliente.
3. Il supermercato che è attento alla sua destinazione d’uso e al suo cliente > aumenta la capacità attrattiva e di affidamento.
4. Il supermercato che controlla e governa tutti i fattori locali di performance > agisce concretamente su posizionamento e affidamento.
… e possibili soluzioni:
•per non sbagliare location
•per la giusta strategia di quartiere
lunedì 14 settembre 2009
IL NEGOZIO DEL FUTURO SARÀ INTERATTIVO
Sul tema del rilancio del settore della distribuzione è stato allestito uno "ShoppingLab", realizzato da Bestetti Associati con la collaborazione di Molteni, Valcucine, FendiCasa, B&B, Arper e altri. La finalità di questo showroom è mostrare non dei prodotti, ma delle idee, 3 "visioni" di punti vendita pensati indipendentemente dal prodotto, applicabili a qualsiasi tipo di commercio.
Questi contenitori, realizzati da tre soci ADI, Associazione per il Disegno Industriale, vengono proposti come capaci di aumentare la competitività, e il fatturato, indipendentemente dal loro contenuto. Queste novità si rivolgono a venditori del futuro con il profilo di un distributore indipendente, medio-piccolo, che vende arredamento contemporaneo e di design.
La prima proposta è di Ezio Ramera (Stile - Brescia), ed è un negozio senza vetrine costruito attorno ad una piazza su cui si aprono diverse attività sinergiche con l'impresa, come la biblioteca di design o l'agenzia immobiliare.
Dario Maiocchi (Dima) propone invece uno spazio per accogliere solo pezzi unici e di alto livello, per garantire un investimento che si rivaluta nel tempo e che non è soggetto a forme di concorrenza, in quanto unico e non replicabile.
La proposta più avveniristica è di Franco Passamonti che immagina un NetShowRoom in cui i prodotti sono virtuali, vengono conservati in un archivio digitale collegato a Youtube e ad altri social network, e proiettati a grandezza naturale su mega schermi; la vetrina è interattiva e incuriosisce il cliente con il bluetooth, mentre all'interno si parla in videoconferenza con esperti (impiantisti, tecnici, architetti ...) per la progettazione virtuale.
Ma chi è questo "cliente del futuro" a cui ci si sta rivolgendo? chi sa se il consumatore finale può apprezzare la novità di questi "negozi virtuali" senza prodotti?
Lo scopo, abbiamo capito, non è offrire formule magiche, ma provocare una reazione per spostare l'attenzione dal prodotto-che-si-vende al come-si-vende.
Fonte: La Repubblica 14/09/09 http://temi.repubblica.it/casa/2009/09/11/il-negozio-del-futuro-e-interattivo/
giovedì 3 settembre 2009
COGITO ERGO BRAND
Da Eraclito a Popper: breve storia filosofica del branding
di T. Braun
OPEN MARKETING
Strategie e strumenti di marketing multicanale
di A. Boaretto, G. Noci, F.M. Pini
ReMIX di Lawrence Lessig
Il futuro del copyright (e delle nuove generazioni)
Anche le brave persone diventano pirati in un mondo in cui le regole appaiono assurde.
Ecco quindi che le “guerre del copyright”, portate avanti negli ultimi anni a suon di cause milionarie e leggi repressive, diventano uno scontro tra due culture: da una parte le grandi major preoccupate di vedere andare in fumo i loro profitti e il loro modello di business e dall’altra la moltitudine degli Internauti che intendono condividere liberamente il frutto della loro creatività. Di fronte ai due estremi - tutto a pagamento o tutto gratis - Lawrence Lessig, autorità mondiale in materia, mostra la necessità di cambiare approccio e propone un modello che, attraverso gradi diversi di protezione della proprietà intellettuale, bilanci le esigenze dei creatori con il desiderio dei fruitori di impossessarsi dei prodotti artistici e culturali, “remixarli” e farli circolare liberamente. Una soluzione che, oltre a garantire la sopravvivenza dell’industria culturale e degli artisti digitali, eviterebbe alle giovani generazioni di crescere con l’etichetta del “pirata”. Perché è in gioco la libertà creativa, ma anche il rapporto dei nostri figli con la legge.